RECENSIONI

Giuseppe Izzinosa, regista e autore teatrale

Imparare non è soltanto studiare ma fare, essere coinvolti e condividere, dialogare e indagare nell'animo umano. Il lavoro della regia è complesso, deve generare emozioni attraverso l'azione scenica e l'intesa con gli attori. Al teatro dell'Aleph si fa tutto questo, si costruisce il dialogo, si tracciano le linee guida di una messa in scena mai retorica, sempre nuova, spiazzante e ricca di idee sotto la guida attenta e coinvolgente di Giovanni Moleri.

Filippo Tomasi

Le accademie del Teatro dell'Aleph sono la più grande scuola di regia dai tempi di Eschilo!
Frequentare il Teatro dell'Aleph è sempre stata un'esperienza spirituale oltre che l'incontro affettuoso con persone coraggiose.

Aristide De Ciuceis, laureato in drammaturgia

Riguardo i master di regia teatrale a cui ho partecipato posso dire che sono stati molto esaustivi perchè la prassi scenica ha trovato il giusto punto di equilibrio con le teoriche teatrali.
Di rilievo, inoltre, è stato il dibattito finale e lo scambio di opinioni con gli attori e con il regista al fine di comprendere determinate scelte estetiche di regia e le relative modalità attuative di messa in scena.

Corrado Arosio

Non posso che ringraziare il teatro dell'Aleph per le loro accademie. Hanno sviluppato, nel corso degli anni, un prezioso metodo per spiegare i segreti del lavoro attoriale e registico in modo chiaro e unico.
Giovanni scompone e ricompone i suoi spettacoli rendendo visibile il lavoro che, attore e regista, hanno dovuto percorrere per arrivare alla messinscena. Giovanni ha una grande sete di conoscenza che non si limita al mondo teatrale, ma tutto cio che studia inevitabilmente lo riporta al teatro fornendo strumenti o spunti di riflessione molto interessati a noi uditori. In realtà non si è semplici uditori durante un'accademia al teatro dell'Aleph, è una tavola rotonda dove Giovanni e i suoi attori ti portano ad interagire, sia fisicamente che verbalmente e in questo modo non si può che tornare a casa con un bagaglio di nozioni che si ha potuto sia toccare con mano che, soprattutto, chiarire in ogni suo punto.

Francesco Elli, studente

Il master di regia è stata una bellissima esperienza.
Il lavoro di Giovanni spazia dallo studio delle percezione dell'attore e dello spettatore per poi arrivare a considerazioni piú 'filosofiche' sull'attore come strumento, ma anche sul ruolo del regista, cui compito primario è 'lasciar parlare' per poi dare forma al materiale che emerge.
Il teatro dell'Aleph per quanto siano sperimentali le sue tecniche ha il grande merito di avere un anima antica capaci di rinverdirsi, mettendo in gioco sopratutto chi si adopera al suo interno o entra in contatto con la compagnia.
Personalmente ho trovato un clima in cui, come in una bottega, si impara una tecnica 'materiale', studiandone le singole parti in relazione al suo complesso.
Si impara sopratutto un modo di porsi al palcoscenico.
Questa esperienza mi ha permesso di rimodulare alcuni elementi che conoscevo.
Giovanni è un maestro paziente, generoso e capace.
Si presta a insegnare a chi è disposto a mettersi in gioco e impegnarsi per fare emergere lo spettacolo.

Leonardo Servadio, giornalista

Un teatro in itinere: non finito. E quindi un dialogo aperto. Di qui gli incontri dell'Accademia di Regia del Teatro dell'Aleph. Ci vai e ti trovi in un capannone adattato a palcoscenico con tribunetta per il pubblico: lo spettacolo viene inscenato e, una volta concluso, il regista invita il pubblico a commentare. Il pubblico così cessa di essere tale: diventa critico, consulente, attivo partecipante. E cominciano i problemi: ci vuole tatto, se qualcosa non ti è piaciuto come fai a dirlo? E poi magari sei tu che non capisci: lo spettacolo è molto concettoso e denso, ogni gesto è studiato nel dettaglio e ha un senso che magari ti è sfuggito. E proprio qui comincia il bello, perché in realtà ogni impressione può essere utile, il regista saprà cogliere nel commento anche meno elaborato e più superficiale un qualche refolo di suggestione che immagazzinerà e magari un giorno utilizzerà per raffinare meglio l'opera di scena.
C'è una cosa da comprendere: il teatro è fatto per esprimersi, ma tale espressione è vissuta per solito come unilaterale. Ci sono gli artisti da un lato e il pubblico dall'altro, gli attivi di qua e i passivi di là. Questo non si dà negli incontri organizzati dal Teatro dell'Aleph. Ci si trova un poco come quando si va a Messa: si viene coinvolti, non ci vuole partecipazione passiva, ma compartecipazione attiva.
Uno dice: ovvio, se vai a una scuola di Teatro, sei lì per sentirti e divenire attivo. Ma non è così semplice. Quando ci vai ti rendi conto che in quel capannone-teatro c'è qualcosa che manca, e tale mancanza è quanto si riscontra nella sensazione di non finito. Quel che manca sei tu, sia tu pubblico o allievo, aspirante attore o critico stagionato: con le tue osservazioni e le tue sensazioni.
Portagliele, al Teatro dell'Aleph, vedrai che ci faranno qualcosa. Lo spettacolo non è finito, ma va avanti e questo è quel che conta.



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Dieci anni di Stage con Giovanni Moleri

Luca Toschi, regista e operatore culturale

Per 25 anni ho diretto una Compagnia di teatro amatoriale da me fondata in provincia di Vicenza. Ho frequentato più o meno continuativamente per dieci anni gli stage di regia teatrale proposti dal Teatro dell’Aleph e condotti dal suo regista Giovanni Moleri. Devo dire che, teatralmente parlando, poche esperienze hanno contribuito a ridefinire il mio approccio alla scena quanto le esperienze avute frequentando tali stages.
Sicuramente tutti coloro che, con sincerità e passione, si occupano di regia teatrale sanno bene quanto vario e all’apparenza discrezionale sia il campo nel quale si trovano ad operare. Una discrezionalità registica che può alimentare l’illusione che, a teatro, tutto sia permesso, tutto vada bene, tutto possa risultare efficace. E tanto più si riesce a sorprendere e a “colpire” l’ignaro pubblico che viene ad assistere ai nostri spettacoli tanto meglio è.
Bene, per le esperienze avute posso affermare che tale illusione non solo è vana, ma anche pericolosa in quanto purtroppo molto spesso conduce il “regista” all’interno di un circolo vizioso fatto di autocompiacimenti e/o autocommiserazioni (a seconda dei riscontri ottenuti) dal quale difficilmente riesce poi ad uscire. A tutto discapito del Teatro che, prima ancora che un’Arte, è e deve essere un Mestiere che, come ogni mestiere, è fatto di strumenti da padroneggiare e di tecniche da apprendere.
Strumenti e tecniche che costituiscono proprio il primo e fondamentale contenuto degli stage di regia condotti da Giovanni Moleri che, con estrema generosità, mette a disposizione le conoscenze da lui acquisite frequentando grandi Maestri del passato e del presente e, soprattutto, attraverso anni di costante impegno nella ricerca e nella elaborazione di un proprio personale linguaggio espressivo.
Assistendo agli spettacoli di Giovanni Moleri, spiegati e “dissezionati” durante i suoi stage, si può comprendere come ogni elemento degli stessi sia stato studiato con cura e disposto secondo un preciso “piano registico” in cui nulla viene lasciato al caso. E sono proprio questi i fondamenti necessari, indispensabili da apprendere affinché ogni regista possa poi sviluppare consapevolmente una propria personale poetica (se posseduta).
Una visione nuova e più consapevole del “fare teatro” e strumenti utili ad elaborare efficacemente una rappresentazione scenica. Sono questi i doni che ho ricevuto nel corso degli incontri di regia con Giovanni Moleri. E tuttavia non sono gli unici e forse nemmeno i più preziosi, perché da ognuno dei suoi spettacoli e da ognuna delle sue “lezioni” sono uscito portando nel cuore qualcosa di ancora più importante, forse proprio un frammento di quell’Aleph che ha dato il nome alla sua Compagnia.